La mindfulness come pratica di base essenziale nella formazione alla psicoterapia

da | Giu 12, 2019 | BLOG, CONVEGNO 12 OTTOBRE 2019, MINDFULNESS

In occasione del primo Convegno internazionale Mindfulness di Roma del 12 ottobre 2019, un contributo di Giulia Ulivi.

La mindfulness in psicoterapia è sempre più utilizzata in Italia e nel mondo. Il motivo di questa crescente diffusione riguarda la trasversalità della mindfulness nella pratica clinica.

Per comprendere meglio quale contributo la mindfulness può dare alla
formazione degli psicoterapeuti è utile soffermarsi sull’aspetto delle competenze che possono essere implementate attraverso la pratica di mindfulness, e che risultano fondamentali anche per la psicoterapia.

In questo contesto, ci riferiamo alla competenza come un insieme di qualità, attitudini e comportamenti che possono essere migliorati con l’esperienza.

La mindfulness è una modalità dell’essere, non è un particolare stato mentale o una tecnica, e consiste nella capacità di “porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante” (Kabat-Zinn, 1994, p. 63).

Questa capacità si può allenare ed è di particolare rilievo per l’atteggiamento terapeutico.

La mindfulness, infatti, arricchisce la formazione alla psicoterapia
incrementando diversi aspetti relazionali quali:

  • la fiducia nel processo;
  • la consapevolezza di quando sorge il giudizio;
  • la capacità dell’essere piuttosto che del fare.

Frequentare una scuola di specializzazione è un iter necessario per essere
abilitati alla psicoterapia, ed è importante proprio perché offre la possibilità di conoscere il proprio modo di essere nel rapporto con se stessi e con gli altri.

“L’iter quadriennale è” – con le parole di Paola Mamone, psicologa, psicoterapeuta, specialista in Psicologia Clinica del Centro “Interessere – Mindfulness in azione” – ”un invito ad accettare le domande, senza pretendere subito risposte, e, nel tempo, un training per imparare a porsi le domande giuste’’.

L’atteggiamento mindfulness si focalizza sulla dinamica relazionale del “qui e ora”, ed in particolare sulla preziosità della mindfulness nel permetterci di osservare ciò che si presenta e la modalità con cui ci mettiamo in relazione con pensieri, emozioni o sensazioni che emergono, nello stare con sé insieme all’altro.

In questa cornice, la pratica di mindfulness s’inserisce come spazio di alternativa salutare tra l’identificazione con i contenuti del pensiero e la negazione degli stessi.

Tradotta all’interno della relazione terapeutica questa competenza si riflette nella consapevolezza metacognitiva (Shapiro e Carlson, 2009) riguardo a ciò che sentiamo o pensiamo e nella riduzione della reattività.

Obiettivo fondamentale, in questi termini, è aumentare lo spazio di comprensione di sé e dell’altro, così da migliorare la possibilità di fronteggiare anche i contenuti spiacevoli e accoglierli al pari di quelli piacevoli. Allenare questo spazio personale dentro di sé può portare indubbiamente a esiti diversi della relazione terapeutica: la presenza di circoli viziosi e la patologica coazione a ripetere possono lasciare il passo a maggiori possibilità di scelte salutariLa fissità e la rigidità possono fare spazio a nuove riformulazioni della narrativa personale.

Interessere Mindfulness in Azione partecipa e sostiene questa iniziativa di formazione promossa da CMF – Counseling Mediazione Familiare. A giugno un workshop di due giorni sulla Mindfulness in Rel-Azione