Perché la Mindfulness
L’avventura della presenza mentale
A volte un “perché” lo sappiamo prima di intraprendere un’avventura, a volte lo scopriamo mentre la stiamo vivendo, a volte ci è chiaro soltanto dopo averla vissuta.
Per l’avventura della mindfulness è lo stesso: possiamo arrivare a interessarci alla pratica della consapevolezza sotto la spinta momentanea di un malessere o di un bisogno, per poi scoprire che, man mano che ci addentriamo nel conoscere meglio come siamo fatti e come funzioniamo rispetto alla realtà, ci sono altri motivi che ci fanno andare avanti ad esplorare, e magari dopo aver fatto in prima persona l’esperienza di vivere con maggiore presenza, ci diventa chiaro cosa davvero significa e dove ci porta quella stessa esperienza.
E allora: perché scegliere la mindfulness?
La consapevolezza, o presenza mentale, è una potenzialità che tutti abbiamo, un’esperienza che possiamo vivere, un allenamento di capacità innate, una qualità del vivere. Ma è allo stesso tempo molto di più.
Significa scegliere di disinnescare il “pilota automatico” che molto spesso ci guida, fatto di distrazione, confusione, preferenze, avversioni, timori, pensieri, progetti: vuol dire scegliere di metterci al volante della nostra vita, con un’attitudine di accoglienza e gentilezza nei confronti di ciò che vi si svolge e di noi stessi.
Può essere un cambiamento radicale del modo in cui siamo abituati, ed educati, a vivere, e questa potenzialità può poi diventare, con la pratica, un’abilità che ci mette in grado di trasformare la nostra vita nella direzione del benessere e dell’equilibrio, di una relazione sana con la realtà che genera salute.
Gli studi scientifici che dalla fine degli anni ’70 sono stati condotti nei contesti più diversi mostrano che l’allenamento alla pratica della presenza mentale ci porta a sperimentare una maggiore apertura, centratura e autoregolazione emotiva, ad avere maggiore energia fisica, poiché viene ridotta la dispersione dovuta al vagare della mente. Molti studi hanno messo in luce come l’allenamento costante alla pratica della mindfulness sia in grado di creare stati di maggiore integrazione nel cervello e nuovi percorsi neuronali, e sempre la ricerca scientifica ci dice che il vagare della mente è quasi sempre associato ad un senso di minore felicità. Mentre una mente attiva, sveglia, aperta e focalizzata è la base e il presupposto per una maggiore felicità.
La pratica della mindfulness ci aiuta inoltre a gestire meglio lo stress e le emozioni difficili, sapendo individuare le risorse che possiamo avere in un dato momento. Si genera così un senso di maggiore flessibilità, autoefficacia ed equilibrio, che ci porta a incontrare la realtà e tutte le sfide che essa comporta con più fiducia, pazienza e accettazione attiva, mettendoci in grado di vedere altre opzioni più sane per prenderci cura di noi e degli altri e di uscire dagli schemi e dalle strategie disfunzionali che nel tempo possiamo aver, senza volerlo, creato.
Infine, la consapevolezza è molto di più ancora di tutto questo: perché man mano che l’allenamento alla presenza mentale, all’accettazione, all’esperienza diretta della realtà prende avvio e si allena, si innesca un processo naturale che ci porta a sviluppare stati mentali salutari, come la gentilezza, la gioia, la compassione intesa nel senso di empatia e desiderio di alleviare la sofferenza in noi stessi e negli altri, e l’equanimità, che danno un senso e un sapore diverso alla nostra vita.
“Heartfulness” è un modo di chiamare la consapevolezza: vuol dire “pienezza del cuore”: il modo in cui tutti noi, in fondo, aspiriamo a vivere. Sì, a vivere, perché la consapevolezza va praticata, sperimentata, vissuta: non si può raccontare.
È – appunto – un’avventura.
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Noi di Interessere Mindfulness in Azione abbiamo fatto nostra l’aspirazione a offrire la pratica della consapevolezza nei complessi contesti della scuola della salute, cura e aiuto, della psicoterapia, dove sentiamo che le qualità e i benefici portati da questa pratica sono particolarmente cruciali.
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